Recensione Mimma Sardella

C’era una volta…

Magia e utopia nelle opere di Gaia Velli, dove l’inconscio e l’onirico si tuffano nel quotidiano dirigendo le azioni di ciascuno di noi, complici inconsapevoli di un rito antico, anzi ancestrale.

Gaia Velli, artista pugliese di nuova generazione, prende immediatamente la mano del fruitore e lo conduce senza mediazioni nel mondo fatato dei sogni, interrompendo qualsiasi riferimento realistico all’immagine fotografica, per eccellenza constatazione visiva di una realtà che, per quanto manipolata, non sfugge all’hic et nunc della ripresa della macchina. Un incantesimo dunque ben amministrato, si direbbe scientifico per la padronanza del mezzo e la passione del remarque che l’artista conduce, alfiera della ricerca colta, allusiva, che trattiene nella citazione, stralciata dall’opera pittorica e tutt’affatto estranea al contesto, tratta da un personale inventario di arti visive. Sono citazioni estrapolate con dimestichezza, studiate nelle proporzioni, affidate alla sua poetica affilata alla prospettiva come ad antico mantra compositivo. Una ricerca che dimostra una maturità precoce, dovuta allo studio, alla cura del particolare, alla passione sostenuta dalla conoscenza dei mezzi tecnici, nulla concedendo al caso. Emergono le sue figure colorate a vivacizzare gli spazi di interni deserti, di quel deserto che troppo spesso nutre il nostro attuale vissuto, ricordandoci che la bellezza salverà il mondo ( Dostoevskij, l’Idiota). Ma  il mondo salverà la bellezza? Così titola Salvatore Settis il suo recente libro dove afferma un concetto lapalissiano, che “ la bellezza non salverà il mondo se non salviamo la bellezza”. Gaia prova istintivamente a intraprendere la strada, una salvezza difficile, espressa a tratti con consapevole abilità: ed è lei che conduce i nostri pensieri al di là dell’immagine, riflesso di coscienze assopite, riuscendo a riaprire gli occhi della mente  sugli spazi della Bellezza. Nuove prospettive. Dove ci porterà? Attendiamo il seguito godendoci l’exploit del momento.

Mimma Sardella